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      Si posero così tra le figure danzanti, e fecero un giro; indi, quando le dodici coppie si ritirarono per dar luogo alle altre, la maschera trasse la contessa a sedere nel vano di un finestrone.
      - Signora, sapete voi chi sono?
      - No.
      - In mille anni mai più vi apporreste.
      - Spiegatevi. Che volete dire?
      - Che vi avrei creduta generosa come siete bella...
      - Ma chi siete voi?
      La maschera aspettò che molte persone si fermassero lì presso, e colse il punto che uno degli ispettori del palco scenico, il conte Pertusati, gli passasse dinanzi. Allora parlò e gestì in modo da attirar l'attenzione altrui; poi di tratto, balzando in piedi, disse ad alta voce:
      - Non meritate, no, ch'altri vi abbia riguardo... Vedete ora dunque chi sono; e togliendosi la maschera nera, scoprì la maschera bianca. - Balzò fuori allora, come per arte d'incanto, la figura del tenore Amorevoli. - Sua la faccia, sua la statura, suo tutto. Quanti erano là il riconobbero, e la contessa non potè comprimere un grido, e cadde.
      La maschera si ricoprì tosto.
      - Ora, voi tutti che siete qui, esclamò, potete attestare qual fu la donna per cui Amorevoli fu arrestato; e, detto questo, s'involò tra la folla, e scomparve.
      Noi crediamo che il lettore avrà, presso a poco, compreso da un pezzo in che doveva consistere la trama onde Lorenzo Bruni aveva pensato, con un mezzo per verità illecito, di far uscire la verità allo scoperto.
      Era da circa mezzo secolo che in Francia, dove si davano in pubblico persino otto balli alla settimana, si era introdotta la perversa invenzione delle maschere-ritratti, le quali, eseguite da pittori esperti e da plasticatori, rendevano al vivo la sembianza di chiunque si voleva.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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