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      .. Ma ora vedo di darle un incarico impossibile... perchè non è bene, e non desidero ch'ella veda nè mia madre, nè il conte. Chè lo giuro formalmente a lei, venerabile signora, nè ella stessa potrebbe distogliermi da questo proposito... Non sarà mai ch'io ritorni mai più a vivere col conte; io non voglio vederlo mai più. Io non l'ho mai amato, nè lo amo, quantunque lo rispetti e lo compianga. Ma se egli è or fatto infelice per me, son sette anni ch'io son fatta infelice per lui; e d'altra parte vivo certissima che nemmeno esso non mi ha amata mai. Dunque si rompa una volta e per sempre questo nodo, il cui solo pensiero mi ha desolata, perchè... ma io sento il rossore di quello che stavo per dire, ma io sento il bisogno ch'ella mi protegga e mi consigli, e mandi il balsamo della sua parola soave sulla piaga insopportabilmente dolorosa del mio cuore. Or dove io vada non so. Nè so quello che io sia per tentare, nè quello che la disperazione vorrà fare di me. Ma qualunque cosa fosse per succedere; ma dovessi anche morire, chè oramai non vedo miglior mezzo d'uscita alla passione che mi divora e al tormento inesprimibile di non poter vivere senza alimentarla, e di dover incontrare il disprezzo di tutti e il mio stesso; dovessi, dico, anche morirne, io desidero che la sua parola, pietosissima signora, venga a confortarmi nella mia ora suprema. Or io parto... Ed ella mi scriva e tosto... e mandi la sua lettera a Brescia, dove io manderà a levarla, e sulla soprascritta metta il nome del mio casato a rovescio.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Brescia