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      Ad onore del vero però e della giustizia, dobbiamo dire che se la contessa stava tutta sola di notte a quel balcone, era inoltre per fare un atto di carità squisita, che andasse a sconto dei suoi peccati veniali, un atto di carità a vantaggio di una giovinetta tanto bella quanto inesperta, la quale stava per far la figura del rossignuolo quando il serpente a sonagli lo incanta per farselo volare sulla lingua trisulca.
     
     
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      Ma per spiegare al lettore più cose che forse non ha compreso al primo, giova sapere come la contessa Clelia fosse stata bene accolta dalla famiglia Salomon per virtù della lettera di donna Paola Pietra: giova sapere, che se la persona e il nome della contessa stettero nascosti per alquanti giorni in Venezia, a poco a poco ne trapelò qualche notizia tra persona e persona che, frequentando la piazza di San Marco, portarono in piazza la notizia medesima; la quale venendo ad intrecciarsi al fatto che si attendevano al teatro di San Moisè in Venezia, per la stagione di primavera, la celebre ballerina Gaudenzi, e, per la stagione futura di carnevale, il non men celebre tenore Amorevoli, presto, insieme alla notizia ch'era già corsa dell'arresto di lui avvenuto a Milano pel contrattempo d'una tresca amorosa, e pel sospetto d'un delitto di più grave importanza, tali e tanti parlari si sparsero e racconti e congetture e sospetti e domande e lettere scritte espressamente a Milano, e risposte avute con gran sollecitudine, che si diffuse per tutta Venezia la novella che la contessa Clelia V..., la fatale Elena di quella seconda Iliade, erasi rifuggita in Venezia appunto e dimorava in casa Salamon.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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