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      Chiesto di chi era il palazzo, a donna Clelia fu risposto che apparteneva al patrizio Zen; ma non serviva che d'alloggio alle figlie di lui, le quali per educazione vivevan separate dal resto della famiglia; chiesto chi era la fanciulla, le fu detto essere la maggiore delle figliuole di quel gentiluomo; la qual giovinetta, che forse non aveva quindici anni e rappresentava il tipo più vetusto e più legittimo e più completo della beltà veneziana, era la sorella maggiore di quella Cecilia, che doveva col tempo, sposata al patrizio Tron, diventar celebre ed ispirare al grande Parini la famosa ode intitolata: Il Pericolo.
      Donna Clelia, per accertarsi se quel giovane era colui veramente ch'ella sospettava, o almeno per raccogliere un indizio di più onde avvicinarsi alla verità, lo additò un giorno ad uno della famiglia nel cui seno ell'abitava; affinchè senza farsi scorgere lo codiasse e lo sentisse a parlare con qualcuno. L'incarico venne accettato, e senza molta difficoltà, come ognuno può imaginarsi, in quel dì stesso venne riferito alla contessa che colui parlava il dialetto milanese. Questo bastò perchè donna Clelia potesse ritenere d'essersi apposta infallibilmente. In conclusione ella aveva creduto di ravvisare in quel giovane un tale Andrea Suardi detto il Galantino, che a diciasette anni era stato lacchè nella casa del marchese F... ed erasi reso famoso per la straordinaria velocità delle sue gambe, e per avere riportato tre volte il primo premio e la bandiera bianca nelle corse, che, secondo voleva allora il costume, le case più ricche di Milano, in certi determinati giorni dell'anno, facevan fare ai loro più riputati lacchè, onde vedere chi lo aveva più abile e più veloce.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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