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      Ma la Gaudenzi era la figliuola schietta della natura, e l'animo suo versava allora in tal condizione che, all'annuncio, d'una persona che avea a significarle cose di rilievo, non poteva aver sì gelida calma da stare immobile nella camera di ricevimento, posando accademicamente il corpo sul seggiolone e mettendo in vista, impressa nel cuscino dello sgabello, la punta delle scarpine di raso.
      - Signore, disse la Gaudenzi al conte Verri con una semplicità piena di vezzo, si degni di restar servito; e precedendolo e schiudendo ella stessa le porte, lo pregò ad entrar nella sala, e gli presentò la sedia con quella disinvoltura onde un uomo avrebbe potuto comportarsi con una donna. - L'ingenuità era pari tanto nel giovine Verri quanto nella Gaudenzi; ma il primo era timidissimo, mentre la seconda, dall'abitudine ad affrontar le mille pupille del pubblico, aveva contratta quella scioltezza, quasi diremmo virile, che forse, a chi era avvezzo al profumato galateo delle aule dorate, potea parer soverchia; ma che in quella giovinetta così bella, e in quell'eleganza spontanea e quasi non voluta d'ogni suo movimento, si vestiva di un incanto specialissimo. Pietro Verri la contemplava muto, e andava pensando come non fosse sempre vero quel che comunemente avea sentito dire, che cioè le beltà da palco scenico non debbano mai esser vedute in camera.
      - Signora... disse poi, e stentava a trovar le parole, tanto era impacciato dalla sua timidezza. Dovete dunque sapere, madamigella, riprese tosto, che dall'eccellentissimo signor capitano di giustizia fui prescelto all'onore.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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