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      Quell'onore non era certamente la parola che più facesse al caso; ma sovente chi ha l'abbondanza delle idee nella mente, affatica in certe particolarissime circostanze a trovar la parola adatta, quella parola che pur verrebbe sulle labbra di qualunque più meschino sfrontato.
      - Io fui dunque prescelto a protettore del sig. Lorenzo Bruni, vostro tutore...
      - Mio padre e benefattor mio, assai più che tutore, potete dire, o signore... Ma in grazia, chi siete voi?...
      - Sono il conte Pietro Verri.
      Per quanto egli fosse sgombro da qualunque pregiudizio e da qualunque benchè minimo orgoglio di sangue, pure provò un'interna soddisfazione nel poter pronunciare quella parola conte; e tutto ciò perchè sentiva come, mettendo innanzi quella parola, egli veniva a liberarsi dall'importunità della propria timidezza; mentre forse la ballerina che lo atterriva col suo fare disimpacciato, a quel titolo sonoro si sarebbe potuta mettere in gran riguardo, e avrebbe subita quella soggezione di cui egli s'accorgeva d'aver gran bisogno. Quanti inesplicabili accidenti in questa nostra povera natura umana!
      - Illustrissimo signor conte, io la ringrazio della degnazione per la quale ha voluto venire da me; e ora, giacchè ella è il protettore giuridico del signor Lorenzo, mi voglia dire la verità, la verità schietta, la verità intera. Oh s'ella sapesse da quante persone io mi recai in questi giorni, quante preghiere ho fatte per vedere di poter conoscere come veramente stesse la condizione del signor Lorenzo! ma non ho trovato che faccie arcigne e parole fredde, e giri e rigiri di frasi, dalle quali appariva chiaro che si voleva piuttosto ingannarmi che dirmi la verità.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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