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      S'affrettò egli dunque a saltelloni giù per le scale, divorò la strada, e tutto trafelato giunse a casa quando la campana non aveva ancor finito di dare i suoi tocchi; si recò a far riverenza e a dar la felicissima notte al signor papà, poi si chiuse in camera per stendere la difesa di Lorenzo Bruni.
     
     
     
      IV
     
      Là chiuso, si diede a passeggiare tutto pieno e invasato del suo argomento, lodandosi seco stesso dell'aver fatto visita alla ballerina Gaudenzi, perché dall'osservazione attenta di quella beltà, di quella virtù, di quella schiettezza, di quel dolore, e dai particolari che in sì caldo accento erano usciti dalla bocca stessa di lei, e costituivano il più completo e appariscente ritratto di Lorenzo Bruni, s'accorgeva che gli eran venute nuove idee e nuovi fervori; però gli pareva di poter alla fine scrivere una difesa tale da conquidere trionfalmente l'animo dei giudici, pur senza omettere nessuna verità nuova e coraggiosa. L'animo e l'ingegno del Verri era di quella tempra saldissima, che dal momento che una cosa vera o creduta vera gli facea forza, non gli era più possibile, per nessun conto, nè dissimularla nè tacerla, non che falsarla. Poteva adattarsi alla più sommessa obbedienza in casa, a non star fuori oltre i tocchi della campana della piazza de' Mercanti, a non andare in teatro solo, a non frequentare certe conversazioni; ma non poteva piegarsi a far proprie le idee e le convinzioni di suo padre, dal momento ch'egli ne aveva di assolutamente contrarie.
      Si mise dunque a tavolino, e con velocità animata dalla concitazione empì tre o quattro fogli di carta.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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