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      Noi abbiam veduto un ritratto giovanile di Pietro Verri, che press'a poco potrebbe dar l'idea della sua faccia quand'egli era preoccupato di qualche forte pensiero: occhio vivace, arguto e tanto quanto espanso, che sembra inseguire un'idea balenata d'improvviso; guancia calma e fiorente, naso breve e bocca soavissima, la quale quasi sempre si osserva in coloro che hanno squisitezza e di mente e di cuore.
      Quand'ebbe finita quella non breve scrittura, se la lesse tutta ad alta voce, e si stropiccị le mani come pago d'aver detto tutto quello che voleva dire; se la rilesse poscia... e comincị e pentirsi di alcune espressioni troppo ardite, e di quelle segnatamente dove metteva quasi in istato di accusa l'autorità giudiziale. Volle rimediarvi, e cancelḷ tutto quel brano; ma poi s'accorse che ad ometterlo si distruggeva tutto l'edificio, e si taceva la sola verità insolita e coraggiosa che poteva dare alcun merito a quella difesa; onde rifece il periodo, ammorbidendo soltanto le frasi, decorandole di vocativi pieni di sommessione, e conservando intatto il concetto. Infine penṣ che il miglior partito era di far la versione di quella difesa in lingua latina; e cị per due ragioni: la prima, che l'idioma del Lazio, costringendo l'intelletto degli ascoltatori a fare un breve lavoro, prima di averlo tutto quanto tradotto in parole schiette e lampanti, la verità si ammorbidiva nel trapasso dal latino all'italiano, e le toglieva di far l'effetto di un sasso scagliato altrui senza pietà; la seconda ragione consisteva in cị, che suo padre era innamorato della lingua latina, e le poche volte che lo aveva veduto sorridere con insolita compiacenza fu sempre nelle occasioni che egli stesso aveagli dato a leggere qualche proprio scritto latino.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Pietro Verri Lazio