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      Queste riflessioni le facciamo pensando al ridotto di San Moisè in Venezia, dove, meno i giuochi d'azzardo che ad ogni momento venivan proibiti dagli illustrissimi Correttori, indizio manifesto che non eran sempre obbediti, tutto camminava di maniera da far credere che gli uomini non avessero altra destinazione a questo mondo che quella di passar la vita giuocando. Quel ridotto, che doveva diventar celebre in conseguenza de' suoi peccati, e meritare di venir soppresso, come vedremo, aveva una libreria al pari di un istituto di scienze e lettere; una libreria, intendiamoci bene, tutta di opere relative al giuoco; tra queste primeggiavano il Ludus chartarum seu foliorum, di Lodovico Vives, stampata a Parigi nel 1545; Le carte da giuoco, del P. Menestrier; La giurisprudenza del giuoco, di Lucio Marineo Siculo; Il tarocco, di Gebelin; L'invettiva contro il tarocco, di Lollio Ferrarese; i numeri del Giornale di Trévoux, dov'erano le ricerche storiche sulle carte da giuoco; il capitolo del Berni, intitolato Il giuoco di primiera; Le carte parlanti, di Pietro Aretino; Il trionfo del tresette; la Piazza universale di tutte le professioni - ed altre opere molte, che venivano consultate nei gravissimi casi dubbj.
      Quel ridotto era zeppo d'illustrissimi della seconda e della terza qualità, e in mezzo ad essi, da qualche giorno, aveva fermato l'attenzione il giovane gentiluomo milanese, signor Andrea Suardi, pel coraggio onde giuocava le più grosse somme e per la sua meravigliosa virtù a vincere dieci volte su dodici.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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