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      - Oh così potessimo godere anche noi di un tal privilegio, e tanto più che vi avremmo un diritto maggiore per la nostra condizione di non immortali! In virtù di questo privilegio noi oggi non avremmo fatto altro che riportare come cosa nostra quella bella variazione che Goethe mise in bocca al suo Fausto sul tèma eterno della primavera: «I ruscelli e i torrenti si disvolgono sotto il soave, vitale sguardo della primavera; il vecchio e debole inverno si va ritraendo sull'ispide cime dei monti. Di lassù ci manda ancora, nella sua fuga, qualche spruzzaglie di gelo, ecc., ecc.,» e così, senza molta fatica e colla sicurezza d'un gran successo, avremmo fatto l'istrumentale d'introduzione all'aria di sortita del tenore Amorevoli, che uscì di fatto di prigione in primavera, mentre faceva una splendida mattina del mese d'aprile, un aprile che avrebbe ben potuto chiamarsi fiorile anche prima della nuova nomenclatura della repubblica francese. Oh dev'essere bene esuberante la gioja che prova un galantuomo il primo istante che, preso commiato dall'amico secondino, esce all'aperto, libero, tra gente libera... vogliamo dire senza manette. E una tal gioja non possiamo gustarla che per intuito, dal momento che non abbiam mai avuto, non sappiamo se la disgrazia o la fortuna, d'andare in prigione; diciamo la fortuna, perchè da quel Giuseppe che disprezzò la moglie di Putifarre, al violinista Tartini, pare che la prigionia talvolta faccia l'effetto d'un di que' sogni per la cui virtù discendono infallibili ai mortali i numeri del lotto.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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