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      - Fu quello adunque il suo autore; lo studiò, lo tradusse, lo sottopose alla più minuta analisi, disfacendolo, a dir così, per rifarlo; come chi nato, per esempio, alla meccanica, si prova a scompaginare e sciogliere ad uno ad uno tutti i congegni d'un movimento d'orologio, per provarsi a ricostruirlo poi da capo. Egli è a questo modo che lo studioso diventa padrone di una disciplina o di una parte di essa, al punto ch'ella si faccia obbediente e docile alla sua volontà, e possa così ampliarsi e fruttificare in nuovi aspetti. Egli è di tal modo che nella scienza succedono le scoperte, e nelle arti le innovazioni e le riforme del gusto. Ma codesta indagine insistente intorno agli autori latini e ad Orazio, era appunto giovata al Parini dal bisogno inesorabile per cui doveva salir tante scale al giorno a dar lezioni e ripetizioni a dieci soldi l'una, onde soccorrere alla madre poverissima non che a sè stesso. Dovendo spiegare ad altri un oggetto, nel bisogno di far passare nell'altrui mente le idee e le cognizioni che stanno nella nostra, sotto l'assiduo martello dell'analisi, si svelano interi e ad uno ad uno tutti gli elementi costitutivi di quell'oggetto stesso. È così che il sapere si trasmuta in sangue, come un cibo sano assimilato da uno stomaco perfetto.
      In quelle lezioni e ripetizioni che il Parini dava a non pochi suoi allievi, senza ch'egli se ne fosse fatto un sistema premeditato e discusso, bensì per la spontanea felicità del suo ingegno, era riposto il metodo più sicuro e più amabile d'istruzione.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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