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      - Di che?
      - Del favore che da qualche anno mi fa tutte le notti. Sullo stipo accanto al letto io tengo sempre una tazza d'acqua di gomma e un romanzo dell'abate. Prima di dormire bevo due goccie di gomma, e leggo due pagine di romanzo. La gomma mi fa morbida la gola, le pagine mi fan morbido il sonno. Se mi sveglio, bevo altre due goccie di gomma e leggo due altre pagine di romanzo; così conservo la voce e la salute, rintuzzando la veglia. Se c'incontriamo ancora in lui, ti prego di presentarmi. È un mio benefattore.
      - Se tu metti i suoi romanzi insieme coll'acqua di gomma, buon padrone. Ma non si fa così a Venezia; parlo delle donne e del pubblico che legge avidamente i suoi libri; che corre in folla alle sue commedie, e schiamazza d'entusiasmo; e lo supplica a dar sempre qualcosa di nuovo; e sì che l'abate sembra una fontana intermittente, che cala per crescer sempre, e annaffia tutti quanti; eppure tutti si senton arsi.
      A questo punto un maggiordomo della casa s'accostò al Fabris, significandogli che il signor conte padrone chiedeva di lui e dell'amico suo. Questi lo seguirono nella massima sala, dove il conte Alvise Pisani sedeva accanto al conte Algarotti, intorno al quale facevano ampia corona molte persone.
      V'era il Canaletto, a lui particolarmente devoto per la protezione che ne aveva avuto. Esso tornava allora dall'Inghilterra, dove aveva raccolto molto danaro; e dalla Sassonia, dov'erasi recato a portarvi due suoi quadri per interposizione appunto dell'Algarotti, il quale aveva avuto incumbenza dall'Elettore di acquistar opere ad arricchire la galleria di Dresda.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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