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      - Questi è il celebre abate Sachellari, l'arcigranellone; si provi, signor conte, a interrogarlo, e sentirà parole di sapienza.
      Quel Sachellari era un originale curiosissimo, pieno di goffaggine e di orgoglio. Quando parlava faceva smascellar tutti dalle risa, e più quando recitava gli stolidissimi suoi scritti. Tuttavia quello scimunito aveva data l'occasione perchè si adunassero le migliori intelligenze di Venezia. In prima era stata una gara a chi lodavalo di più con componimenti berneschi; poi da quella gara nacque la celebre accademia in cui risplendette più che mai l'ingegno, la vena poetica, il brio, lo spirito satirico di Gaspare Gozzi.
      - La testa di costui, caro Algarotti, è come quella de' miei detrattori.
      Chi diceva tali parole era il padre Carlo Lodoli, che nel convento di san Francesco della Vigna teneva aperta scuola privata a molti giovani patrizj e facoltosi, ed era stato maestro anche all'Algarotti. Istrutto in molte scienze e lingue e nell'arte architettonica, egli aveva ottenuta grande rinomanza per avere tentato di distruggere tutti i principj fin allora invalsi nell'architettura, negando obbedienza all'autorità, detronizzando Vitruvio, e introducendo quella filosofia architettonica, che turbò di sottigliezze e astruserie le menti, onde per libidine di opposizione fece poi più tenaci dell'imitazione gli architetti pratici. Del resto, quelle parole ch'esso aveva pronunciate erano dirette a due architetti là presenti: il Poleni che avrebbe battuto moneta falsa per Vitruvio, e il Temanza che aveva scritto un opuscolo contro di lui e di quelle, secondo il parer suo, dementi dottrine.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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