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      Il Temanza non rispondeva, e ammiccava allo zio Scalfurotto, l'architettore di san Simone Maggiore, mentre ridevan tra loro il Massari, che stava in quel tempo edificando i Gesuati, ed il Lucchesi che eresse san Giovanni in Oleo e l'Ospedaletto di san Giovanni e Paolo. Per altro se il Temanza s'accontentava d'ammiccare e tacere e lasciar che svampasse l'iracondo e dotto frate, dipendeva da ciò, ch'ei sapea assai bene come nessuno desse ragione al suo avversario, mentr'egli era lodato ed ammirato dai più celebri architetti ed archeologhi d'Italia, ed invitato dai più facoltosi patrizj di Venezia, delle cui mense ei teneva gran conto, perchè s'egli era celebre come architetto civile e idraulico, lo era pure come insaziabile mangiatore. Ma il conte Pisani, visti il Fabris ed Amorevoli, li presentò in prima all'Algarotti, poi al P. Vallotti, il celebre maestro suonator d'organo del Santo di Padova, ed a Tartini, e disse loro:
      - Or tocca a voi. A momenti sarà qui il doge e il procuratore Foscarini e i signori Dieci, e converrà incominciare.
      Il maestro Galuppi, che in que' giorni era passato a Venezia a concertarvi l'opera in musica, si alzò, e volgendosi con grande rispetto al P. Vallotti, il quale allora era stimato nell'arte dei suoni quel che oggi il professor Bordoni è stimato nella scienza dei numeri, lo supplicò a volere esaminare i pezzi di musica da eseguirsi in quella sera.
      Vallotti si volse a Tartini, e:
      - Avete visto, voi? gli disse.
      - Io conosco la musica che devo eseguir io, dell'altra non so.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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