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      E qui ci vorrebbero le essenze di rosa, di mirra e belgioino distillate già nella fabbrica di Tomaso Moore di Londra, e passate poi in Italia nella casa figliale di Prati; qui ci vorrebbero le flebili eleganze di Aleardi, di Maffei, di Gazzoletti, per cantare il cantante Amorevoli che muto e pensoso, stava contemplando l'inclita donna pensosa e muta; qui ci vorrebbe qualche svolazzo degli altri poeti minori, che appartengono alla famiglia dei pettirossi, dei canarj e dei capineri, perchè aliassero e gorgheggiassero e pipilassero in segno di festa intorno a costoro, che usufruttano un quarto d'ora di gioja ineffabile, a dispetto della loro falsa posizione.
      Notte, cielo stellato, chiaro di luna, Venezia, canal Orfano, canti lontani smorenti nell'aria, gondolieri colle sventure d'Erminia in bocca. Due esseri nell'infelicità felici, un marito terribile lasciato sotto il pugno e il remo d'un gondoliere poeta, eccitabile e fantastico; un passato con de' rimorsi, un avvenire tenebroso: ecco, o signori, consommé di poesia e di romanticismo.
      Or qui venite, o giovani fantasiosi e teneri, e voi tutti, che se foste fiori, non potreste esser altro che l'erba sensitiva, venite e volteggiate a vostra posta e in tutti i modi in codesta azzurra sfera che vi appartiene in diritto. Quanto a noi, non abbiamo a far altro; chè il nostro cuore è ruvido oggimai come la pelle di un postiglione.
      Ma dove eran diretti que' due felici infelici?... Ma in che ora il gondoliere rivolse il ferro dentato verso la città?


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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