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      Venuto al letto del quale, il dottor Moscati, che ci vedeva poco e allora non ci vedeva punto perchè la stanza era fatta quasi buja dalle persiane semichiuse e dalle tendine di seta verde, ordinò sgarbatamente alla vecchia cameriera, che stava al capezzale, di aprire e di lasciar entrar nella stanza tutta la luce che era disponibile.
      I tre dottori gettarono allora un'occhiata acuta e profonda sulla faccia dell'ammalato, che la teneva sprofondata nel cuscino sovrapposto ad altri quattro, tutti messi a merletti e a trine; ma i merletti e le trine facean parere più cruda l'antitesi di quella faccia ossuta, gialla, solcata, distrutta.
      I tre medici, a questa prima esplorazione, si guardarono senza far motto, ma si compresero; tanto che il Gallaroli, il dottor della cura:
      - Eppure, disse, non è decombente che da otto giorni.
      Il Moscati, vecchio cinico, bisbetico e senza prudenza, crollò la testa e passò a toccare il polso dell'ammalato; atto che fu susseguito da un'altra scrollata di testa.
      - Che un tale stato, soggiunse poi, possa essere la conseguenza di una replezione, lo credo, perchè lo dite voi; se foste un medico novizio vi direi che quello di toccar polsi non è il vostro mestiere. Cosa m'avete detto ch'egli abbia mangiato?...
      - Anguilla di Comacchio, professore; un suo cibo prediletto. Ma egli è solito di mangiarne a dismisura, per quanto io ne lo abbia tante e tante volte sconsigliato. Tutti i venerdì, per sua degnazione, io pranzo qui... e tutti i venerdì mi è toccato dirgli: badi che è troppo, e le farà male; e quel che previdi è avvenuto.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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