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      Gli feci dunque servire una limonata acidissima e tepida, dopo la quale, quando si riebbe, lo feci porre a letto, e sebbene la giornata fosse calda per sè, provvidi a farlo ristorare con panni caldi; e così attesi il beneficio del sonno e delle dodici ore della notte.
      - Ben pensato, ben provveduto. Non c'era a far altro...
      Così diceva il professore Patrini.
      - Tutto va bene, soggiungeva il Moscati, ma il giorno dopo, come lo avete trovato il giorno dopo?
      - Peggio che mai. Era bensì tornato in sè stesso, ma accusava dolore profondo alla testa, dolore insopportabile allo stomaco. Il polso era duro e inerte... Passammo a' purganti... non se ne ottenne nulla. Ed ora sono scorsi otto giorni, e quasi son venuto in sospetto che l'impedimento sia meccanico. In tanti anni di cura non mi è mai capitato un caso tanto ribelle alla scienza... chè tutto quello che essa può consigliare fu amministrato. Cosa ne pensa il professore Moscati?
      - Penso che bisognerebbe conoscere la causa per cui l'anguilla di Comacchio gli ostruì il ventricolo.
      - La causa è il cibo medesimo mangiato, anzi divorato in eccesso.
      - Va bene... ma questa causa essendo conosciuta, non dovrebb'essere poi tanto intrattabile alla mano risoluta della scienza. Secondo il mio parere, quando gli effetti sono permanenti, e non si modificano nè in più nè in meno sotto al lavoro medico, è indizio che la causa è ignota; ora il nostro studio dovrebb'essere di rintracciar questa causa, per conoscere s'ella sia di tal natura da esser poi governata colla medicina.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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