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      E donna Clelia infatti, se non lieta, almeno placida, dormì la notte; e soltanto quando si risvegliò fu percossa acerbissimamente dal pensiero che in quel giorno doveva comparire innanzi al Capitano di giustizia.
      È un pregiudizio e un errore della mente, ma i luoghi dove si amministra la giustizia criminale incutono un vago sgomento anche nelle persone più intemerate, se per caso son esse chiamate a presentarsi ai giudici, sia pure per una semplice testimonianza, per un'informazione di poco conto, fin anco pel proprio vantaggio. Se dunque la contessa Clelia non potea sopportare il pensiero di doversi presentare al Capitano di giustizia per un'accusa e una presunzione gravissima, quantunque ella si sentisse innocente, la cosa è ragionevole. Confortata però dal reintegrato amore della contessa madre, sostenuta da donna Paola, si ricompose, e pensò ad assumere quel contegno che dovesse comandare alla sua volta un gran rispetto ai giudici medesimi.
      Verso mezzodì la contessa madre le mandò un carrozzone di casa. Di concerto coll'illustrissimo marchese Recalcati, erasi stabilito che donna Paola avrebbe accompagnata la contessa, e l'avrebbe assistita di presenza anche nella sala degli interrogatorj. Partirono dunque di casa e l'una e l'altra poco dopo il mezzogiorno, e presto il carrozzone entrò nel cortile del Palazzo di Giustizia. La livrea pavonazza coi galloni gialli del cocchiere e dei due servitori, fece tosto conoscere a quanti trovavansi colà ch'era la carrozza di casa A..., chè la stessa donna Paola avea consigliata quella specie di pubblicità fastosa, perchè in simile circostanza doveva riuscire assai significante.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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