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      Data pertanto una buona sgridata al maggiordomo, perchè in quel momento la collera serviva al suo intento, come altre volte la giovialità e la condiscendenza, partì facendosi promettere obbedienza intera, e raccomandandosi in ispecial modo, e qui cangiando tono e frasi e faccia, a don Alberico. Non però cessarono le dispute tra questo e il maggiordomo, dopo che il medico si fu partito. E il Rotigno non faceva che ripetere i paralogismi sfoderati fin dal mattino col figlio del signor conte, difendendo il suo proposito con tanto maggiore insistenza e caparbietà, quanto più disperava della possibilità di potervisi mantenere; anzi l'insistenza e la caparbietà crebbe al punto che diventò iraconda petulanza; tanto la considerazione del pericolo vicino lo avea fatto uscire da quelle misure di rispettosa convenienza che pur gli erano comandate dalla sua condizione e da quella di don Alberico. Ma ciò gli partorì appunto l'effetto contrario a quello per cui si crucciava; che don Alberico, inasprito da quella così audace contraddizione, ordinò a' domestici che tosto andassero a chiamare don Giacinto di Santa Maria Podone.
      I domestici di casa F... non erano mai stati i più pronti esecutori degli ordini di don Alberico, perchè il conte padre e il maggiordomo erano sempre stati i soli a far paura alla servitù; ma in quel momento successe una repentina diversione. Il conte padrone potea morire; e allora il maggiordomo, cessando a un tratto di essere dopo di lui la persona più autorevole della casa, doveva diventare invece il servitore devoto di don Alberico, non rimanendo, in quanto al resto, che l'uomo il più abborrito dai dipendenti; perchè questi, se lo avean sempre obbedito con prontezza, lo avevano anche sempre odiato con effusione, per quelle relazioni di sudditanza oppressa e di tirannia che intercedono quasi sempre tra un maggiordomo e le livree d'una casa.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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