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      - È vero quanto ora fu detto?
      - È vero.
      - Perchè dunque non lo avete esposto prima?
      - Vostra signoria mi perdoni, ma quando io era per continuare e dir tutto, ho dovuto rispondere ad altre domande.
      - È egli vero altresì che siete stato eccitato contro il costituito qui presente da spirito di vendetta?...
      - Ho detto più volte di voler vendicarmi di lui, questo è vero, ma non furono che parole, e sarebbero sempre state tali. Ciò però non ha nulla a che fare con tutto quello che ho deposto circa il fatto di aver giuocato con esso la domenica grassa, perchè questa è la pura verità, e quando io stavo a Cremona e fui chiamato e interpellato dal signor causidico Benaglia, era lontano mille miglia dal credere ch'io dovessi venire a Milano, ond'essere sentito in giudizio per cosa che risguardava costui.
      - Ma come avete potuto, col malanimo che avete seco, giuocare ancora con lui?
      - Chi si poteva salvare dalla sua importunità, e anche dalle sue prepotenze? d'altra parte i compagni ridevano di me quando facevo il dispettoso con esso... onde, pel quieto vivere... bisognava adattarsi a giuocare e a lasciarsi incantare anche le carte... Ma se V. S. non crede alle mie semplici parole, io sono disposto a giurare tutto quello che ho detto, perchè non sarà mai che per malanimo io voglia inventar storie a danno di chicchessia.
      - Ora parlate voi, disse l'attuaro al lacché.
      - Quel che ho detto, lo ripeto. La domenica grassa io stava a Venezia... e costui è un bugiardo... e s'egli è disposto a confermare le sue fandonie col giuramento, non è la prima volta che a questo mondo si sente a giurare il falso con indifferenza.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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