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      Le parole pertanto che rispose al giudice furono quelle della collera che non ha nč ritegno nč riguardi; e questa volta non giā pel calcolo consueto del suo ingegno lungoveggente e scaltro, ma per l'accensione spontanea del sentimento offeso. Erasi messo al posto dell'innocente, s'era lusingato d'aver fatto per potersi fermare a quel posto usurpato; di pių attendeva a raccogliere il frutto dei suoi calcoli e della sua fortuna, allorchč di punto in bianco e crudissimamente si vide frustrato nella sua aspettazione; l'ira sua doveva dunque essere naturale e spontanea.
      Se un ladro giunge a involare con fortuna una somma di denaro, e avendola nascosta in luogo da lui creduto sicuro, allorchč va per riprenderla non la trova pių, il dolore ch'ei ne prova, č simile in tutto a quello del legittimo proprietario stato derubato. E cosė nč pių nč meno avvenne del Galantino al cospetto dell'accusa e del giudice; egli sentė ed espresse tutti i fenomeni dell'innocenza oltraggiata; li sentė anzi e li espresse in modo che il capitano di giustizia ne fu colpito.
      Il marchese Recalcati, d'indole mite, aveva avversione a quella barbara ereditā del diritto romano, la tortura; tanto č ciō vero che al Suardi la volle decretata dal Senato, mentre egli stesso avrebbe potuto infliggerla; e qui, di passaggio, dobbiamo notare, che la maggior parte dei giudici del suo tempo che avevan viscere, avevano cominciato a detestarla. Viveva essa gli ultimi anni, a dir cosė, della sua vita feroce, e lo spirito pubblico, senza dichiararlo manifestamente, le s'era rivoltato contro, a preparare e ad accelerare quella morte che le doveva poi venire dal colpo meditato e risoluto di un grand'uomo.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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