Pagina (461/1507)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Venne dunque a Milano, si diede al suo ufficio con alacrità insolita e con un'attività, quasi diremmo, febbrile. La spinta prepotente d'ogni suo atto, fin da quando era fanciullo, era sempre stato l'amore del denaro. Venuto pertanto al posto di esattore, fu tanta la sua abilità e scaltrezza nel trovar modo di cavar sangue anche dalle rape, che, mentre riuscì il più pronto e il più efficace degli esattori della Ferma, tanto da recare a questa vantaggio grandissimo; indirettamente, con astuzie speculative che a nessun altro sarebbero venute in pensiero, intascava lautissimamente anche per sè. Col tempo impiegò nella Ferma altre lire ventimila, dalle quali e dalle altre quindicimila ritraeva il cinquanta, il cento per cento. Pietro Verri, in una memoria inedita di cui è riferito un brano dal barone Custodi, parlando dei fermieri, dice che «costoro avevano poco o nulla al mondo, ma affrontarono arditamente la fortuna. Essi pagavano alla Camera cinque milioni all'anno e ne ritraevano di netto prodotto sei milioni e mezzo. Indirettamente poi essi avevano poste tali angarie alla filanda delle sete, che buona parte della raccolta dei bozzoli del paese cadeva nelle loro filande, le quali erano sparse nello Stato, e comparivano col nome di supposti proprietarj.» Avvenne pertanto che, non volendo figurare il Rotigno Rocco quale acquirente di una vastissima filanda di seta, sul confine del Bergamasco, per le ragioni addotte sopra dal Verri, il Suardi ne fosse investito apparentemente; ed anche da ciò, alla sua maniera, ritrasse vantaggi quanti ne volle.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Milano Ferma Ferma Verri Custodi Camera Stato Rotigno Rocco Bergamasco Verri Suardi