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      - E così avvenne di fatto, e la fanciulla fu chiamata Ada. Portata al sacro fonte, la neonata, quando l'inconscia sua testolina sentì il freddo battesimale, mandò guaiti sì acuti, che pareano persino presaghi di futuri affanni. Dopo, per tutto il tempo ch'ella pendette dalle poppe materne, fragranti come quelle d'Andromaca, obbedì saporitamente alle leggi fisiologiche di quel periodo di sedici mesi. Indi subì le malattie inevitabili dell'infanzia; subì un croup assalitore che mise in disperazione l'amor materno e in moto tutta la facoltà medica di Milano; ebbe le ferse che minacciarono di rientrare per un colpo d'aria infesto. Poi fu divisa da sua madre che andò a Bologna, perchè sua madre era donna Clelia, come il lettore sa sebbene non glielo abbiamo ancor detto. Quando la contessa passò in quella città (perchè, in conseguenza di talune bizzarrie del conte-colonnello, che non basterebbe chiamar tali, essendo state piuttosto atti pericolosi di feroce escandescenza, ella dovette abbandonare Milano), la fanciulla aveva cinque anni; quattro ne scorsero prima che donna Clelia vi ritornasse, per rivederla di passaggio e di gran premura, cogliendo la propizia occasione che il conte V... era andato per diporto a Parigi. E allorchè la vide, ammirò beata quel suo capolavoro di bellezza infantile; tanto più beata quanto più le pareva di veder nel lume di quegli occhi giovinetti balenare un raggio d'altri occhi, benchè nell'insieme la fanciulla fosse tanto somigliante a sua madre come la parte più piccola somiglierebbe alla parte maggiore di una gemma preziosa che si potesse dividere in due.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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