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      L'ingegno straripava in insolita vivacità, e certe baldanzose interrogazioni della fanciulletta turbarono spesso l'insipienza bigotta delle monache maestre. Per di più, come voleva l'uso del tempo e la consuetudine dei monasteri, alla fanciulla fu insegnata la musica; domandando ella stessa un tale studio, perchè un naturale istinto ve la portava, e desiderandolo anche donna Paola Pietra, per essere ella medesima, come sa il lettore, tanto insigne in quest'arte.
      Un bello e acuto ingegno, ma piuttosto amico del paradosso, s'è messo in testa di voler provare che la musica, fra tutte, sia l'arte religiosa per eccellenza. Il valent'uomo ha sfoggiata a ciò molta dialettica e maggior dottrina, ma non è riuscito a persuaderci, quantunque abbia santa Cecilia per sua naturale protettrice. La musica, onde giungere all'intelletto, deve attraversare necessariamente i sensi; e non rendendo essa nessun concetto preciso e determinato che attragga l'intelletto con velocità, spesso avviene che, indugiandosi troppo a lungo coi sensi stessi, smarrisca poi la via di pervenire allo spirito. Però non a caso ha detto un savio dell'antichità, che la musica feconda il senso prima del tempo; onde, stando così le cose, non vediamo come la teologia possa giovarsi troppo del suo ajuto. Ma, comunque sieno per sentenziare i saggi su di ciò, e limitando la questione ad un solo esempio, a quello esibitoci dalla giovinetta Ada, ella mostrò in sè stessa che quel savio dell'antichità aveva pronunciato il vero. Anzi, or che ci rammenta, ella non vien nè sola nè prima a dar ragione a colui; ma vien seconda a una certa duchessa Elena, di nostra intrinseca conoscenza.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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