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      Al pari di questa adunque, come la fanciulla Ada toccò i tredici anni, ossia come le si dischiuse il periglioso crepuscolo dell'adolescenza, allorchè per istudio e per diporto facea scorrere la mano sui tasti dell'organo, più non istette paga ai suoni tesi ed agli accompagnamenti solenni del Tantum ergo; ma con estro inventivo traendone suoni della più fantastica inspirazione, questi le rivelarono la confusa iride di una vita di cui non aveva ancora notizia. Siamo sempre ai soliti misteri della vita.
      In seguito a tali idee, la fanciulla, uscendo al giovedì dal monastero per recarsi alla casa di donna Paola, cominciò a guardare il mondo circostante con un occhio che non era più quello dell'infanzia; così l'anno tredicesimo sfumò, e spuntò il quattordicesimo; e trascorse anch'esso, e la bellezza intanto cresceva e il lago del cuore non era più calmo, e vennero gli anni quindici. Ahi! che un giorno il Suardi, il quale già l'aveva adocchiata altre volte, e aveva notizia di lei e dell'origine sua, si fermò a contemplarla con perfida intenzione, guardandolo pur essa con innocenza mal presaga; chè il volto e gli occhi del Suardi erano di quella fatale qualità che dove cadono lasciano il segno, quantunque non fosse più giovinetto; ma anche Adalgisa cantava:
     
      E tutta assorta in quel leggiadro aspettoUn altro ciel mirar credetti in lui.
     
      pensando a Pollione, il quale aveva trentacinque anni, giusta un computo esattissimo. Del rimanente, guai se una giovinetta trova di riposar l'occhio in un giovane che tramonta.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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