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      Allora il Suardi si tenne certo di essere rimasto nel cuore della fanciulla, e su tale certezza ordì un disegno che mai non gli era venuto in mente sino a quel punto. E, uscito di là, e recatosi alla sua casa civile in Pantano, mandò, senza perder tempo, un suo uomo di studio a cercare dell'ortolano del monastero di San Filippo, con ordine che gli desse qualche danaro a persuadergli d'andare a lui, quando per caso si fosse mostrato restìo. Ma l'uomo di studio si portò bene, e l'ortolano, senza farsi troppo pregare, si accompagnò con esso, e venne alla presenza del Suardi, nel suo gabinetto segreto.
      - Oh bravo! così disse il Suardi seduto all'ortolano che stava in piedi, quando l'uomo di studio uscì dal gabinetto; ti ringrazio dell'essere stato così sollecito. Ma prima di tutto... ti piace il vin di Cipro?
      - Per dire che mi piace penso che bisogna aver buona memoria. Me ne ha dato un bicchiere tre anni fa il cameriere della marchesa Ottoboni, quando portai in quella casa un mazzo di fiori, nell'occasione che si faceva sposa la marchesina ch'era stata educata in convento.
      - Rinfresca dunque la memoria e riscalda lo stomaco con questo.
      - Obbligato alle sue grazie... buono! Ma ora posso sapere per cosa vossignoria mi ha fatto chiamare?
      - Dimmi un po', il mio uomo, sei tu ammogliato?
      - Mancherebbe anche questa, caro signore, con quella miseria di salario che si ha in convento. È già molto se posso provvedere a me e alla mia vecchia madre. Per la moglie e per i figliuoli non c'è posto davvero.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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