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      - Guarda mo, il mio uomo, io credevo che tu stessi benissimo colà... perchè conosco molti altri ortolani e giardinieri che hanno il tuo e poi ancora il tuo. Ma come va dunque la cosa?
      - Come vada ora lo so io... come è andata una volta non lo so... Ma pare che non si sia pensato all'ortolano, quando si fondò il monastero... Tanto che la dama conservatrice mi dà qualche cosa del suo... e del resto vivo d'incerti che capitano quando capitano; e se mai dà il caso d'un'annata in cui le educande non escano in molte dal convento, per ritornare, fatte grandi e brave nelle loro famiglie, non c'è nemmeno il pretesto di far loro qualche bel regalo coi fiori del giardino che è il solo mio vantaggio, dal momento che, non per superbia, ma son più giardiniere che ortolano, ed è questa ancora una fortuna; perchè fagiuoli, cavoli, carote e cipolle van tutte a finire nella cucina del convento, dove il cuoco par che mangi anche la parte delle reverende e delle educande.
      - Quand'è così, va benone. La mia paura era che colà tu stessi troppo bene.
      - Paura? ma perchè paura?
      - Perchè, per una villa che ho in Brianza, ho bisogno di un giardiniere, ma di un bravo giardiniere. Io lo pagherei bene. Oltre a ciò avrebbe i proventi dell'ortaglia per lui, e le mance de' mazzi di fiori che di tanto in tanto si mandano a regalare alle belle che escono a villeggiare. Io t'ho visto, e mi sei parso il mio uomo. Non vecchio, non giovane, buone spalle, cera lustra, occhio furbo ma galantuomo. E allora potresti prendere anche moglie.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Brianza