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      Costoro almeno, se hanno il diritto di lagnarsi di molte cose, non hanno a subire la sorte di esser vittima dell'altrui simpatia!
      Tornando ora al giovane Guglielmo e alla fanciulla Ada, la disgrazia fu che egli stette assente da Milano, per essere stato alle più celebri università d'Italia, una mezza dozzina di anni; e che non potè assistere al graduato sviluppo della fanciulla; bensì, lasciatala ragazzetta, la rivide adolescente, anzi con tutti i prestigi d'un'adulta. Noi non pretendiamo che sia un rimedio sicuro per non innamorarsi di una fanciulla, l'averla vista a nascere, a crescere, a piangere colle lagrime dell'infanzia. Gli uomini non vedono all'ultimo che il frutto maturo, e non rinunciano a mangiarlo per averlo visto acerbo. Tuttavia, qualche volta, giovò questa circostanza a serbare illesi de' giovani maturi dai tormentosi affetti per fanciulle adolescenti, e forse avrebbe giovato anche al giovane Guglielmo. Ma per fatalità quando ei ritornò, a ventisei anni, vide Ada che ne aveva quattordici, con tutti gli attributi esterni dei quindici e quasi anche dei sedici anni. Allorchè la vide, e fu appunto un giovedì di vacanza, la prima di lui sensazione fu di rimanere abbagliato e scosso; la seconda, di non credere che fosse quella stessa Ada che l'avea spesso frastornato co' suoi trastulli infantili. Se non che, passando il tempo, e vedendola altre volte, e sentendola parlare con garbo assai, e ascoltandola cantare e suonare, con quella voce di mezzo contralto velata di voluttà, con quelle mani bianche, lunghe, sottili, intellettuali, se può passar la parola, l'incanto cessò di esser passeggiero.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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