Pagina (506/1507)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      ... qualcuna delle sue, già m'immagino... Orsù, raccontate...
      - Ma non san nulla... lor signori?...
      - Davvero che è stata bella, diceva il Larghi, ma non tutti hanno il coraggio e la vena e il buon tempo di questo bel matto qui...
      - Raccontate dunque...
      - Ma io stupisco, diceva il Londonio, che non se ne sappia ancora niente... Però m'accorgo che quelli stessi che furono presi in trappola sono andati d'accordo nel non lamentarsi in pubblico... Ah ah ah!!
      - Sentiamo dunque...
      - Care damine gentili... abbiano pazienza, ma non son cose da dire a loro... I loro nasi ne soffrirebbero più che i loro cuori; e altro che canfora ci vorrebbe...
      Ma continuando il Galmini a sganasciarsi dal ridere, cresceva nelle dame la volontà di ascoltare, mentre il Londonio si faceva serio, di quella serietà comica che mette il buon umore negli astanti, e accennava di non rompere il silenzio.
      - Suvvia, dunque, parlate...
      - Ma e poi, se mi fan mettere alla porta?
      - Non lo faremo.
      - E poi, se venendo per far loro una visita, ordineranno ai servi di dirmi che non sono in casa?
      - Non lo faremo.
      - E poi, se non permetteranno mai più ch'io parli alla loro presenza?...
      - Lo permetteremo sempre.
      - Sempre?
      - Sì.
      - Lo promettono?
      - Lo promettiamo.
      - Ebbene... si tratta di...
      E tutte le dame, a sentir la parola che noi non vogliamo trascrivere, ma che uscì dalla bocca di Londonio, fuggirono chi in un lato, chi in un altro della sala, gridando ad una voce: Uh!...
      - Or basta così, disse allora seriissima la marchesa Ottoboni, ma nascondendo i guizzi del riso sotto a muscoli protesi a gravità. Basta così...


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Larghi Londonio Galmini Londonio Londonio Ottoboni