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      Perduta adunque la lite dalla Baroggi, sentenziate insussistenti le sue pretese a favore del di lei figlio, ella si venne a trovare nella più deplorabile condizione.
      Il prevosto che l'avea presa a proteggere, erale sempre stato liberale di qualche soccorso, anche dopo svanita ogni speranza; ed avea provveduto eziandio a far educare convenientemente il fanciullo. Ma, per disgrazia, venuto a morte anch'esso, nel 1761, la Baroggi si trovò derelitta del tutto, con un figlio che avea sedici anni, non in posizione di continuare nell'educazione incominciata, non atto a guadagnarsi tosto il vitto per sè e per la madre, dimostrando bensì le più belle attitudini, ma nell'incapacità di poterle far maturare e condurre a perfezione.
      Allora la sventurata Baroggi erasi rivolta allo stesso conte Alberico, il quale, per levarsi l'importuna d'attorno, ordinò che il maggiordomo le contasse qualche danaro. Ma il maggiordomo, sborsato per quella volta la somma di che aveva avuto l'ordine, provvide da quell'ora in poi a sbarrar la porta alla sventurata, e a spuntare gl'improvvisi affetti di quella pietà superficiale e sbadata che pur sorgeva in petto al giovine conte ogni qualvolta gli perveniva qualche supplica straziante di quella povera donna.
      Questo fatto provocò un certo rumore nella città, tanto che giunse all'orecchio anche del Galantino, il quale di quella faccenda ne sapeva qualche cosa più di tutti. Ora la notizia della condizione deplorabile in cui versavano la Baroggi e il figlio di lei (e difficile a dire se per un senso di pietà spontanea, o per qualche altra causa meno generosa benchè più forte), gli fece una profonda impressione, tanto profonda che pensò di mandare un suo commesso dalla madre a proporle se voleva impiegare in qualche modo il figlio presso gli ufficj della Ferma, che gli sarebbe dato un salario sufficiente onde provvedere a sè ed alla madre.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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