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      Il marchese F... aveva ingannato sua madre, e sebbene il Baroggi credesse che colui avesse testato a favor suo, temeva tuttavia non fosse stato anche quello un giuoco ingannatore per togliersi d'attorno gl'importuni, i quali volevano impedirgli di lasciar tutte le sue ricchezze al fratello, e di appagar la boria coll'accrescer sempre più l'importanza del casato. In quanto al conte Alberico, è inutile a dire com'egli lo abborrisse con tutta l'esaltazione di un sentimento implacabile. Se non che d'accosto a tant'odio contro di un ceto in genere e di que' due uomini in ispecie, quasi per concedere un po' di riposo al suo spirito, il quale sarebbe stato consumato da quell'assidua acredine, venne spuntando, lo abbiamo già detto, il sentimento della gratitudine per colui che solo fra tutti - egli poi ne ignorava la vera cagione - aveva pur provveduto a sostenerlo, ad ajutarlo, a beneficarlo. E questa potrebbe parere una fortuna, se la disgrazia non avesse fatto che un tal protettore fosse di quelli appunto che si chiamano piaghe e vituperi dell'umanità.
      Questi poi alla sua volta tenevasi caro il Baroggi, perchè si valeva di lui in quelle circostanze dove era necessaria una stoffa d'uomo più sopraffina del consueto, una cera più gentile e modi più delicati di quelli che mostravano comunemente i bassi impiegati e le guardie della Ferma. Dopo tutto alfine è a confessare che il Suardi si compiaceva dei beneficj che faceva al suo giovane protetto, e che in cuor suo lo compiangeva, e non pensava e non guardava a quel giovine senza sentirsi tanto quanto commosso.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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