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      Intanto, allo spettacolo nuovo e inaspettato di quelle faccie, di quelle armi, di quelle canne lucenti d'archibugi, s'era messo uno strano bisbiglio e scompiglio tra quella lunga fila di monache e ragazze; e s'udirono anche esclamazioni di sgomento; e si videro anche alcune uscir dalla fila, e affrettare il passo, e svoltare chi per una parte, chi per l'altra.
      Sostati i commessi e il sotto-tenente Baroggi alla testa delle guardie, la vecchia portinaja volgendosi alla madre priora, che già aveva intraveduto quegli uomini armati, con quel senso di stupore che non era e non poteva essere sgomento, ma somigliava piuttosto al turbamento confuso di un cattivo sogno:
      - Reverenda madre, le disse con voce gutturale e pecorina, questi uomini sono entrati, perchè hanno voluto entrare e perchè tengono un ordine da quelli che comandano.
      La madre priora, fattasi presso ai commessi della Ferma, che alla lor volta si avanzarono verso di lei:
      - Che cosa vogliono, loro signori? disse.
      Le parole non erano che queste, ma le pronunciò con quel piglio grave, severo, burbero, di chi, preposta da trent'anni al governo del monastero, teneva l'abitudine del comando più assoluto e inesorabile, ed era avvezza ad essere impreteribilmente ubbidita.
      Se la madre priora avesse avuto maggior pratica di mondo, è certo che non avrebbe parlato con quell'accento a quei rozzi uomini, i quali erano usi anch'essi a non sentirsi contraddetti.
      - Noi siamo i commissarj della Ferma, rispose con piglio più rozzamente burbero il primo dei commessi; e se siamo qui, vuol dire che ci possiamo stare; del resto, per un di più, veda vostra maternità l'ordine che teniamo dai nostri padroni.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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