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      - Pur troppo, madre reverenda, pur troppo! Ed or che si fa?... Quella signora donna Paola, che entra dappertutto, che dà consigli a tutti, che dispensa grazie e favori e soccorsi a tutti, vedremo, vedremo ora quel che saprà fare. Senza perder tempo io mi recherò da lei. Voi intanto, madre reverenda, spedite tosto qualcuno del convento de' cappuccini ad avvisare i signori Crivello... Oh che diranno mai quegli egregi signori, quell'ottima marchesa! ah, è questo un grande scompiglio, madre reverenda! E così dicendo, aveva lasciata la superiora e le altre suore in lagrime; e messasi in carrozza, se ne venne alla casa Pietra.
      Donna Paola era veduta con segreto rancore dalla contessa Arese, e da tutte quelle altre dame segnalate per titoli, e investite di qualche importante incarico relativo alla carità od alla beneficenza pubblica, priore di sacre congregazioni, protettrici d'orfanotrofj, raccoglitrici di largizioni della carità privata, e che, in virtù di tali incarichi, erano ossequiate, supplicate, temute. La cagione di quel segreto rancore era che quella donna singolare non aveva mai voluto appartenere a nessuno di quei corpi morali, avendo sempre preferito di esercitare la beneficenza in un modo eccezionale e ne' casi eccezionali, perchè soleva dir sempre: «ai bisogni e alle disgrazie comuni e di tutti i giorni v'è chi ci pensa; e perciò è necessario che qualcuno provveda a quei casi a cui, per essere insoliti o per trovarsi in contrasto con qualcuno dei pregiudizi più radicati nel mondo, nessuno vuol pensare». Sin qui però quelle donne esimie si sarebbero anche tranquillate, ma il loro dispetto più forte nasceva da ciò, che sebbene donna Paola non avesse veste nessuna di pubblico incarico, nè titolo sonoro che la distinguesse fra le dame, nè croci stellate, nè altro, pure ogni qualvolta si mostrava in pubblico o appariva tra la minuta gente, a preferenza di tutte loro, raccoglieva le più segnalate dimostrazioni d'affetto; e spesse volte i poveri e gl'infelici che ricorrevano ad esse, se mai insorgeva qualche difficoltà di soccorso, mettevano innanzi il nome di donna Paola, quasi lor domandando consiglio, se era il caso di ricorrere a quella come a suprema autorità. Codesto fatto era il colpo più crudo per quelle esimie dame; e spesso i poveretti che, per inesperienza ingenua, avevano proferito quel nome venerato, si sentivano licenziati con solenni rabbuffi e peggio.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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