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      Quando una persona versa in tali relazioni affettive con quella a cui deve annunciare una disgrazia, non è possibile che trovi in quel punto il modo da farsi ben volere.
      - Donna Paola si ricorderà dell'ultima mia visita, rispose dopo qualche pausa la contessa.
      - Me ne ricordo, sì, soggiunse con impazienza donna Paola.
      - Si ricorderà anche del consiglio che rimessamente mi son permessa di darle... Ahi!... perchè mai, nella sua saviezza, donna Paola, non ha creduto bene di ascoltarmi! e mandò un grave e lungo sospiro.
      Davvero che si potrebbe forse scommettere che in fondo all'animo della contessa c'era un sentimento di compiacenza, che le faceva trovare una, quasi diremo, vendetta nel dar quell'annunzio a donna Paola; un sentimento irresistibile e che, per mancanza di espressioni più proprie e precise, si potrebbe chiamar fisico. Infatti, se non fosse così, perchè incominciare il suo discorso a quel modo?
      - Ma in nome di Dio, parlate, continuava donna Paola; che cosa c'entra il vostro consiglio di tanti giorni fa, colla vostra visita di quest'oggi?
      - Se quella fanciulla da voi protetta fosse stata ritirata dal monastero in tempo...
      - Che?...
      - Quest'oggi non sarebbe scomparsa...
      - Scomparsa!... Ma chi scomparsa? ma da dove? ma parlate più chiaro e più spiccio.
      - Donna Paola si tranquillizzi... Vi deve essere nota la visita de' fermieri in convento e il parapiglia con alcuni... non dirò cattivi, ma certo turbolenti e avventati giovinotti... Lord Guglielmo, vostro figlio, ha voluto onorarli della propria complicità... e ciò mi rincresce, mi rincresce davvero.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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