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      Il figlio di Lorenzo Bruni che fanciullo conobbe donna Paola di persona, ci raccontò come anch'essa, a sessantasei anni, dovette sentirsi avvolta dalla bufera della calunnia. Un nuovo modo della quale, e si manifestò la prima volta allora per ferire quella donna singolare, consistette in ciò che, ad assalirla, colse il punto in cui la virtù di lei aveva mandato il suo raggio più vivo e più caratteristico. Noi abbiamo veduto che, allorquando l'abate Parini le annunciò guardingo la cattura di lord Guglielmo, ella, invece di provare quella costernazione che tutte le madri nella sua condizione avrebbero provata a quella notizia, mostrò invece un vivo soddisfacimento, e disse tali parole, per cui fu manifesto che posponeva la tranquillità del suo carissimo figlio all'idea generosa di vederlo in pericolo per essersi adoperato a vantaggio altrui. In quel secolo, o per dir meglio, in quel periodo di secolo poltrone, la madre romana che uccise il proprio figlio in punizione d'aver gettato lo scudo in battaglia non potea avere dall'opinione codarda dei più che un grado distinto tra le pazzie celebri; e però doveano fare uno strano senso le parole di donna Paola. Gli intelletti e i cuori squisiti, che, come sempre e dovunque, costituivano una desolata minoranza anche nella società di casa Ottoboni, rimasero ammirati e commossi a tanto slancio d'insolita magnanimità; ma gli altri, ovvero sia i nove decimi di quella società stessa, subirono una meraviglia ottusa e cretina, per la quale non poteano capacitarsi che una madre, e una madre di quel senno tanto decantato, dovesse esprimere così avventati sentimenti.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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