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      Ma, per un'altra delle tante debolezze umane, quando uno è a capegli con un avversario in una disputa qualunque, e, volendo aver ragione ad ogni costo, si sente a dar torto con virulenza, non tarda un minuto a farsi amico del primo che venga in suo soccorso, fosse pure colui il peggiore suo nemico.
      - E trovo inoltre di dire, continuava il signor Baserga, che lord Crall nell'entrare armata mano in monastero ha commesso una solenne prepotenza.
      - Diavolo, non si può avere un'altra opinione.
      - E i fermieri, che Dio però li tenga lontani dalla mia casa, dovevano essere attratti in altro modo, e sfidati, se pur si volevano sfidare, in altro luogo.
      - Così è certissimamente; allora avrebbe potuto dire di aver saputo respingere la violenza stando sul terreno della legge. È chiara come il sole.
      - Sicuro, certo, non c'è che dire, soggiunsero allora tutti in coro.
      - Non c'è che dire? Adagio, soggiungeva l'uomo del buon senso; c'è da dir qualche cosa, perchè quando sento a parlar di legge, ho l'onore di dire che a bastonare le guardie della Ferma anche in un'osteria, il terreno della legge sarebbe stato invaso tanto, quanto ad averli percossi in convento... e che dall'istante che si doveva dar di cozzo e nella legge e nell'autorità viva e recente e calda di un editto che non parla a mezzabocca, tanto valeva un'osteria quanto un monastero; anzi il monastero spiega la ragione e della difesa e della protezione dei deboli; e l'osteria invece avrebbe presentato il sospetto di una rissa plebea e villana, e tutt'altro che degna di gentiluomini.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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