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      Povero Baroggi!... ed era un fanciullo di buonissima indole; ma il bisogno lo ha spinto a quel pericoloso mestiere, e s'è dato alla crapula... e poi vennero i debiti... e poi... Ecco gli effetti. Ah! è meglio morire quando mancano i mezzi di soccorrere a tutte le miserie!
      La contessa non rispose, e quasi non sentì tali parole, perchè era tutta sossopra per l'ansia dell'aspettare; e nel frattempo non fece altro che sedere, alzarsi, passeggiare senza mai potere aver requie.
      Finalmente, dopo una mezz'ora, il servitore annunciò:
      - Il signor Suardi.
      Le due donne si alzarono. La contessa incrocicchiando le dita d'ambo le mani, le strinse le une contro le altre con forza, distendendo simultaneamente le braccia, come fa chi tenta sciogliersi da un'oppressione convulsa; poi disse:
      - Ah! non vi allontanate, donna Paola.
      - Lasciate fare, starò nella camera vicina, essa le rispose; abbiate coraggio e sperate bene.
      Donna Paola uscì. La contessa Clelia si appoggiò al canapè e stette ritta in piedi. La porta s'aprì, ed entrò il Suardi.
      Se la contessa tremava, il Suardi non era tranquillo. Bensì la prima mostrava nel volto e nella persona tutta quanta la condizione dell'animo proprio; mentre il Suardi, sotto al calmo sorriso delle sue labbra lievemente arcuate, celava compiutamente l'intima battaglia de' pensieri. Le parole però non gli vollero venir tosto, onde la contessa fu la prima a rompere il silenzio:
      - Or dunque, cosa avete a dirmi, signore?
      - La supplico di sedere, contessa. Il discorso non può esser breve.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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