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      .. Ed ho già de' contrassegni, contessa, e mi par bene che oggi o domani si verrà a capo di tutto e si verrà a saper tutto. Si consoli dunque e risparmi le lagrime. Vuol ella, contessa, ch'io debba essere venuto qui per nulla? Per consolarla sono venuto qui. Onde capacitarla poi ch'io sono un galantuomo, e non un tristo nè un ribaldo, le dirò che di noi due non so chi più desidera di venir a capo d'ogni cosa. Si consoli dunque, contessa, e rasciughi le lagrime e m'ascolti.
      - Ma per darmi una così lieve notizia vi siete messo espressamente in viaggio per Bologna? rispose la contessa rimettendosi in qualche calma. È ciò verosimile? Posso io prestar fede alle vostre parole?
      - Chi v'ha detto, contessa, ch'io andassi a Bologna? Io trovavami in giro per affari miei particolari. Dato fine ai quali, recavami a Piacenza così per diporto. Di modo che, allorquando vi ho veduta, sospettando o che foste già al fatto della disgrazia, o foste per saperla, ho creduto dover mio il mitigarne il colpo, cercando di dirvi quel che io aveva fatto per voi e le speranze che ne concepivo; ecco tutto.
      Quando il Suardi ebbe ciò detto, donna Clelia fatta certa dalle parole dell'avvocato Strigelli che il rapitore non poteva essere ch'egli solo, fu per investirlo con impeto e parlar chiaro, e pigliarlo di fronte; ma si trattenne, paurosa di irritarlo e di peggiorare la condizione delle cose, onde si tacque perplessa. Nè dal canto suo il Suardi sapeva tirare innanzi il discorso. Egli era piantato male, ed aveva fatto un passo falso, e una passione gli lavorava terribilmente di dentro; una passione di cui non aveva mai subìto il dominio in tutta la sua vita.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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