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      Ma questi si piantò in faccia a lei, e come tediato della propria perplessità e di quella delicatezza riguardosa di cui egli stesso era maravigliato, tentò quasi a dire un colpo arrischiato e risoluto.
      - È inutile ch'io vada in cerca di parole e di modi nuovi per far dei lunghissimi giri intorno al mio solo desiderio senza esprimerlo. Parlerò dunque schietto e breve. Il mio desiderio è di unirmi in matrimonio colla vostra figliuola. Ecco tutto.
      Donna Clelia che stava ritta in piedi appoggiata al canapè col braccio sinistro, avendo al lato destro il Galantino, al quale non guardava, osservando in sua vece un quadro che aveva dirimpetto, piegò un momento la testa a quelle parole, e con quei suoi grandi occhi neri saettò il Galantino d'uno sguardo così, diremo, gonfio di sprezzo e d'orgoglio, che valse per mille parole d'insulto; e il Galantino si sentì ferito al punto da smarrire ogni pazienza, ogni riguardo.
      - E ben questo m'attendevo! così proruppe egli di fatto. Voi altre signore dame potete morire per la perdita delle vostre figliuole, potete gettarvi dalla finestra per la disperazione, ma nel tempo stesso il vostro orgoglio farebbe morir le figliuole di consunzione e di crepacuore, e le metterebbe al punto di darsi la morte piuttosto che appagare un'affezione innocente del loro cuore, quando di questa affezione ne sia oggetto un giovane, un uomo che non appartenga al vostro ceto. Crepi la figliuola, va benissimo, ma guai s'ella non si marita a un conte, a un marchese, a un duca; crepi la figliuola, non c'è nulla in contrario; la tenera madre ha sempre tempo di piangere dopo con comodo.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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