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      Ammesso il principio di voler essere indulgente, e mostrarsi, quel che suol dirsi, un uomo di mondo, e di concedere tutto il suo pieno sviluppo a quella pietà, a quell'affetto che spontaneamente eragli pur nato in cuore, toccava a lui a pigliar l'iniziativa in tutto, toccava a lui a preparare, se va l'espressione, il piano inclinato per cui la contessa, senza il pericolo di troppo gravi scosse, potesse, dopo quindici anni d'assenza e dopo quanto era successo, non sentirsi umiliata a venire in apparenza di penitente contrita al cospetto del marito oltraggiato.
      Ma il conte si comportò tutt'all'opposto. Aveva lasciato in prima che il cuore facesse quel che volesse; poi, al contatto di alcune circostanze che trattennero il libero slancio del cuore, sottentrò la riflessione; e questa riflessione, non essendo quella di un intelletto forte fece sì ch'egli, al fatto del non aver mai veduto a comparir la contessa in tutto quel tempo che stette in casa Pietra, non desse nè la più ragionevole nè la più benigna interpretazione.
      Quando fu per entrare nella camera di lei e ne ebbe sentita la voce, retrocesse, percosso improvvisamente dall'idea che fosse per accoglierlo male; e questo argomentava da ciò appunto ch'essa la contessa, mentre sapeva ch'egli era lì da tanto tempo, non s'era mai degnata di uscire dalla sua camera e di venire a lui, che pure s'era mosso per amore e di lei e della sua figliuola. Retrocesse dunque con dispetto a questa idea, e si pentì d'esser venuto lì; e un pensiero portandone seco altri della stessa natura, di quel complesso di cose che alla mattina lo aveva intenerito, gli si mostrò in quel momento il rovescio che gli rinfocava invece gli sdegni.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Pietra