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      Ma questi che era impacciato al pari degli altri, vedendo la pallidezza sepolcrale della contessa e gli occhi di lei notabilmente alterati dalle traccie del pianto, sentiva in sè il ritorno d'una irresistibile compassione, e il dispetto di non poterla tener lontana, onde quasi per deviarla:
      - Or perchè, proruppe con iracondia che varcava ogni convenienza, non mandate tosto, signor avvocato, a far attaccar i cavalli... invece di star qui a far... a gettare il tempo inutilmente?
      A codesta esclamazione del conte, la contessa, consigliata Dio sa da che, e probabilmente dalle continue esortazioni di donna Paola, uscì dalla propria immobilità e si avvicinò al marito, e:
      - Giacchè vi pigliate tanta premura per la mia figliuola... lasciate che vi ringrazii...
      Queste semplici parole proferite in suono di pianto dal labbro della contessa cangiarono a un tratto l'espressione alla faccia del conte.
      E donna Paola, la quale stava come attendendo quella risoluzione:
      - La contessa, entrò sollecita a dire, vi prega di volerle concedere d'andare ella stessa in compagnia dell'avvocato a prender la figliuola.
      - Ma, e tocca a me, rispose il conte, a dare un tal permesso? e non è ella sua madre? E ciò disse con voce alterata ed alta, ma con quell'accento particolare degli uomini burberi, i quali non hanno altra paura che di parer buoni; accento in cui, di sotto al suono dell'ira che soverchia per l'atto della volontà, si sente come a fremere il suono della pietà che il cuore, a dispetto del dissenso mentale, non può a meno di lasciar trapelare.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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