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      La città nostra attese dunque impaziente la prima occasione per poter farsi onore a banchettare in istrada col favore delle belle notti e delle stelle e della luna. In mancanza di un re adolescente che scampasse da morte, si accontentò, tanto per far presto, della nascita del primogenito di qualcuna fra le più ricche e cospicue famiglie; di qualche splendido matrimonio che avesse fatto sbattere le ali e spiegare il canto di tutti quanti i cigni del Ducato; in un bisogno (e allora i banchetti si limitavano, al giro del rione o della parrocchia) si accontentarono anche dell'ingresso solenne di qualche nuovo curato o prevosto alla sua chiesa. Col tempo, se mai nell'anno non si fosse presentato uno di que' tali matrimonj che fanno epoca, o la nascita di qualche primogenito più aspettato del solito, celebrarono invece la vigilia di qualche solennità festiva. A quella di san Pietro, per esempio, che cadeva in estate, era diventato di pratica il banchettare alla serena per tutta la città. Di tali banchetti generali v'erano quelli che riuscivano più o meno splendidamente, e questo dipendeva dalle maggiori o minori elargizioni dei festeggiati, i quali, in certe contingenze, avrebbero forse preferito di essere in odio al pubblico, perchè le casse forti se ne risentivano di quel tripudio universale. Celebre tra gli altri era stato il banchetto generale dato a Milano nel 1760 per la nascita del primogenito delle loro eccellenze don Alberico conte di Cunio, Barbiano; Lugo, Belgiojoso, marchese di Grumello, ecc., e donna Anna Ricciarda, principessa d'Este e del sacro romano Impero, al quale fu padrino S. E. il signor conte Carlo di Firmian, e che fu cantato da molti cigni, i quali deposero le loro uova in una raccolta poetica, in cui, fra tanti nomi oscurissimi, compare ultimo il Parini, forse perchè allora non era che semplice abate e non era ancora uscito il suo Mattino.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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