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      Guai dunque che si trascurasse l'occasione di convertire in allegria pubblica una gioja domestica!
      La smania del divertirsi era molto maggiore nel secolo passato che nel nostro, e nel popolo v'era una corrente assidua di buon umore e di bonarietà che oggidì venne languendo per mille circostanze; per di più il popolo, nelle sue relazioni col più ricco e cospicuo patriziato, si trovava quasi nella condizione degli antichi clienti di Roma: provava davvero una gran gioja alle gioje dei principali casati, si gloriava delle loro glorie, pareva quasi che le loro ricchezze fossero sue, onde si affannava a decantarle, a magnificarle, ad esagerarle a' forestieri. Le nuove idee, di cui il lievito andava gonfiandosi a Parigi, s'erano trasfuse allora soltanto in alcune teste che avevano imparato a girare lo sguardo in una sfera di che il vulgo non sospettava nemmeno l'esistenza. Con questa bonarietà nativa, non turbata da nessun grave avvenimento, con questa prosperità materiale della vita, con questa tranquillità dello spirito, mantenuta nei più bassi ordini dall'ignoranza che li faceva contenti di quello che avevano e della protezione de' gran signori, con questa smania per l'allegria che dai padroni era passata ne' servi, e da un ordine all'altro; per quell'agiatezza conservata dalle compatte e numerose confraternite e maestranze di tutte le arti e mestieri, onde ciascuna aveva sempre in pronto grosse somme di denaro, raccolte dal contributo di tanti, e che talvolta volentieri si erogavano per star allegri, sotto pretesto di qualcosa di più importante; è facile a comprendere come il pubblico prendesse amore ai pubblici festeggiamenti, e andasse perciò continuamente a caccia di buone occasioni.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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