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      Se non che ad intorbidare tutto questo allegro movimento della città avvenne quello che avviene quasi sempre allorquando il bel tempo e la più perfetta serenità del cielo è un elemento indispensabile al buon andamento di una festa pubblica. La statistica delle illuminazioni, sebbene non si possa garantire della sua esattezza, porta che una buona metà vennero offuscate dalle nebbie e dalle nevi, e spente sgarbatamente dal vento e dagli acquazzoni. Nei giorni della canicola e negli eterni del giugno e luglio, in cui il sole par che faccia di tutto per provocare l'ingratitudine de' mortali; chè dalle quattro del mattino ha l'indiscrezione di risplendere fin quasi alle nove della sera: in questi giorni in cui la pioggia è invocata come un beneficio salutare, essa è inflessibile, e non cade mai e sembra quasi compiacersi del tormento dei postiglioni che affogano tra i vortici della polvere delle strade postali, e dell'ira dei poeti che non trovano la rima, impediti dall'afa e dalle cattive digestioni. Ma solo allora che per un pubblico spettacolo si voglia approfittare di questa troppo cortese disposizione del cielo, state bene attenti che di punto in bianco si lascerà scorgere sull'orizzonte qualche nuvoletta bigia a sgomentar gli appaltatori che sospirano il guadagno, e il pubblico che sospira il divertimento.
      Ma lasciando questa oziosa digressione, capitò dunque che in quel dì della vigilia di san Pietro, dopo che il sole per venticinque giorni aveva infuocata la città, dardeggiando senza interruzione per sedici ore al giorno; precisamente verso il mezzodì, per la prima volta e senza avvisi erasi ritirato dietro a un gruppo di nuvole di cattiva qualità, le quali misero l'incertezza in tutti quanti e fecero nascere molti alterchi nelle famiglie, perchè gli spiriti eran diventati acri pel dispetto, dacchè i banchetti non avrebbero avuto la metà del loro prestigio senza luna e senza stelle, e la pioggia li avrebbe resi affatto impossibili.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Pietro