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      - Domando mille perdoni, ma la piazza di San Marco è sempre là invece e a darmi ragione; in quanto poi a quella di S. Pietro, son ben contento ch'essa mi dia torto. Essa è l'opera più assurda del Bernini; basti il dire che, passeggiando sotto i portici, ad ogni momento fugge di vista il tempio per cui la piazza fu fatta.
      - Lascia da parte la forma ellittica, ed è subito tolta l'assurdità.
      - Sì... in quanto alla vista del tempio; ma resterebbe però sempre, invece d'una piazza, un gran cortile quadrato, che può parere anche un cimitero.
      - Torno a rammentarti la piazza di San Marco.
      - Bisogna distinguere, caro mio.
      - Distinguiamo pure. Non ho niente in contrario.
      - Dunque è da considerare che, quando si dice piazza di San Marco, l'imaginazione corre subito al suo quadro totale; vale a dire all'unione della piazza colla piazzetta, la quale, siamo sinceri, è quella poi che fa le spese di tutto.
      - Come fa le spese di tutto?
      - Sì, perchè se non ci fosse la piazzetta, ti regalo la piazza, che per me è davvero un cortile, grandioso, vasto, splendido, ornatissimo, ma sempre un cortile, e guai, dico, se non ci fosse la piazzetta a darci vita.
      - Ma che cosa ci vuole per te, affinchè una piazza debba essere una piazza?
      - Prima di tutto che non sia chiusa, vale a dire, che manifestamente presenti gli sfogatoj e gli sbocchi alle altre parti della città; in secondo luogo che offra la maggior varietà possibile tanto negli stili, quanto nelle elevazioni, quanto nell'indole degli edifizj ond'è determinata.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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