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      Che il crin ne acciuffa e là ne scaraventa,
      Ci cacceremo in mezzo al pandemonio.
     
     
      IX
     
      Don Alberico F..., il quale è pur quegli che, a perfetta vicenda col finanziere Baroggi, dee dividere il seggio di protagonista in questo lungo dramma; fino a questo punto lasciò che tutti gli altri personaggi facessero liberamente e con tutto agio le loro evoluzioni sul davanti del proscenio, senza ch'egli, nella sua indolenza, siasi mai mostrato un istante in prima fila. Soltanto ha permesso che lo nominassimo spesso e senza lode; e una volta sola, quando non aveva ancora vent'anni, è comparso in iscena per pochi minuti, a contemplare nello specchio la sua bella faccia con gran compiacenza, tutto preoccupato ad aggiustarsi un neo, crediamo alla destra pozzetta; e tutto ciò nel punto solenne che all'illustrissimo suo padre il conte F... stavano per suonare i tocchi dell'agonia a Santa Maria Podone.
      E riepilogando il già detto ed aggiungendo quello che non fu ancor detto; quando don Alberico marchese e conte F... rimase erede, a vent'anni, delle grandi ricchezze del padre e delle maggiori dello zio marchese, liberato dalle stringhe paterne e dalle più tenaci dei maggiordomi che s'eran proposti di gratificarsi il conte padrone, fin che fu vivo, coll'imitarlo; fu repentina e compiuta l'eruzione di tutti suoi istinti, e di tutte le sue, non le chiameremo nè facoltà nè doti, ma semplicemente tendenze; i quali istinti e le quali tendenze, un po' native un po' acquisite, parve che si fossero accumulate in lui precisamente com'era avvenuto della eredità del padre e dello zio.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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