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      Se il conte cadetto non fosse sempre accorso a recitar le parti di Creonte quando vedeva il vizio disposto a capitolare, c'è da scommettere cento contro uno che la povera Baroggi sarebbe riuscita a diventar la moglie del marchese. Ma abbandoniamo i due fratelli morti; è dell'erede vivo che dobbiamo occuparci. Le qualità del padre e dello zio confluirono dunque tutte in lui, cospirando a farne un originale stranissimo; poichè egli era avaro e fastoso, prodigo e taccagno, continuamente raggirabile dalle proterve beltà, ma pur sempre presente a sè stesso quando alcuna minacciava di voler durar troppo in carica; splendido mecenate di cantanti e di ballerine ed anche di artisti, e sovventore spontaneo delle loro povere famiglie; e pur nel tempo stesso egoista e spietato, chè il beneficio era apparente, e non si risolveva all'ultima che in una paga anticipata alle insidie future. Avaro e prodigo, come dicemmo, ad onta della contraddizione per soddisfare ad un capriccio fuggitivo avrebbe gettato un tesoro colla spensieratezza di un fanciullo; ma era poi capace di condurre i creditori di camera in sala per mesi e mesi onde usufruttare la loro bisognosa impazienza, e angariarli in mille modi coll'avidità insaziabile di un usurajo.
      Dopo tutto ciò, egli aveva qualche non vulgare qualità; qualità, state bene attenti, non virtù; conosciamo benissimo, il valore delle parole, e le misuriamo, non volendo che i farisei fiscalizzino, per trovarci lodatori di quella che vituperiamo; e codesta qualità era un'abitudine di eleganza che aveva recata nella sua vita orientalmente voluttuosa.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Creonte Baroggi