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      Mentre adunque l'orchestra suonava e i ballerini ballavano, oppure quella viziata virtuosa sfoggiava sghiribizzando le note più acute della voce più estesa che, al dire degli esperti, allora vi fosse al mondo; egli s'indugiava a tavola, e precisamente per aspettare l'arrivo della carrozza della contessa Clelia e della sua figliuola. - Don Alberico quasi poteva dire di non conoscere la prima e non aveva mai veduta la seconda; onde per le avventure strane dell'una e dell'altra, e per la gran fama della loro bellezza aveva una grande curiosità di vederle e di complimentarle; e tanto più che s'era banchettato per loro e bevuto alla loro salute.
      Aspettava dunque da qualche tempo, e si maravigliava che, essendo già tardi, non si vedessero ancora a comparire; quando, all'improvviso, fortissimi evviva e battimani che venivano da coloro i quali avevano estese le danze fin quasi alla porta della città, lo avvisarono che ciò doveva essere pel loro passaggio.
      Infatti, allorquando la contessa diede ordine al cocchiere di procedere per porta Orientale col trotto il più serrato, il cocchiere spinse i cavalli, sicuro della felice riuscita; ma appena dal bastione ebbe svoltato verso il borghetto, che le loro signorie, la contessa e la contessina, furono salutate con urla di gioja matta da quelli che ballavano sub luna; e le danzatrici ebriose, alcune fermarono i lacchè con violenza, lor togliendo le torcie, e agitandole come tirsi con faunina protervia; altre si fecero imperterrite al muso de' cavalli, quasi offrendo quella scena che si presenta al viaggiatore nauseato, quando nella città di Napoli si avventura a passar per via Capuana.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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