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      Del rimanente, se mai il lettore ci domandasse, per qual ragione spendiamo tante parole pel signor Pontelibero; diremo che, trattandosi dell'autore della musica coreografica, che fu certo un avvenimento di quel periodo di storia italiana, bisognava bene che si sapesse con che idee, con che convinzioni il suo autore abbia infiammata la propria inspirazione nello scriverla. Così potessimo dire altrettanto del signor Lefèvre; ma se molti lo hanno conosciuto, nessuno trovò una variante alla notizia nuda e cruda, ch'esso era un galantuomo, convertito, di semplice mimo che era stato, in coreografo, quando s'accorse che per vivere ci voleva il concorso di due mestieri. Il pensiero del Ballo del Papa, e quello di portare sulla scena, concentrata in dramma visibile, una delle questioni più gravi suscitate dagli avvenimenti d'allora, era venuta dal cittadino Salfi, che aveva steso e sceneggiato il programma; e questo, per un'idea balenata nella testa fervida del prevosto Lattuada di Varese, la quale idea, chi sa, era forse stata suggerita dalla perfetta somiglianza che la figura del ballerino Lefèvre aveva con quella del Pontefice Pio VI.
      Ma, a proposito del libretto del ballo, immaginato e scritto dal cittadino Salfi dietro suggerimento del prevosto Lattuada: come avvenne che di seimila e più copie che ne furono stampate allora, tutte siano scomparse oggi? nelle numerose collezioni de' magazzini librarj e delle case private che noi abbiamo esplorate, in quelle, vogliamo dire, dove era presumibile la possibilità di rinvenire un tal documento curioso; nelle stesse collezioni delle pubbliche biblioteche, abbiamo trovato un salto e una lacuna precisamente alla sede del famoso libretto.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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