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      Se fosse stato ritirato o fatto abbruciare in piazza per comando della pubblica autorità, la cosa sarebbe ben chiara; ma non avvenne mai nulla di simile: che cosa adunque è a conchiudere da un tal fatto? che le coscienze, appresso, devono aver subìta la legge della paura; che i proprietarj de' libretti devono aver fatto in segreto il loro auto-da-fè, per timore che il papa, il quale aveva, come per tanti anni pretese il pubblico pregiudizio, mandate a male le sorti del primo Napoleone, compromettesse, per vendicarsi di quel libretto conservato, anche i loro affari privati. Così i libretti sparirono tutti, e se noi ne abbiamo trovato uno, è perchè il libraio Silvestri gli risparmiò il rogo, e gentilmente ce ne fece tener la copia.
      Ma or tornando in teatro, le cadenze del preludio finirono tra gli applausi del pubblico; e il sipario si alzò.
      Comparve la sala del concistoro in Vaticano; il papa era assiso sul trono; i cardinali, i vescovi, i prelati, i teologi, secondo l'ordine loro, gli sedevano intorno; il nipote del papa e il principe romano stavano ai due lati del trono.
      La platea applaudì alla stupenda scena, imaginata e dipinta dal fantasioso Landriani; ma di mezzo agli applausi si fè sentire la nota tenuta di un fischio acuto, la quale andò smorendo a poco a poco nel vasto recinto. Nè quel fischio era uscito per far opposizione al pubblico. Chi lo aveva emesso non s'intendeva gran fatto di scenografia, e non era nemico del Landriani; ma, veduto il pontefice, non volle tardare a manifestargli le sue simpatie.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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